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  • Immagine del redattoreLannaronca

Un tranquillo weekend... in Valsaisera - 28 febbraio - 1 parte


Giornata della partenza, siamo in 6, purtroppo Stefania e Claudio devono dare forfait per problemi di salute e per questo siamo molto dispiaciuti!

Ci troviamo alle sette sotto casa di Simonetta e Max, carichiamo i loro bagagli e chili di vettovaglie come tortellini, mortadella, Parmigiano, ecc. da portare in Agriturismo e partiamo con la faccia ancora assonnata, ma felici come bambini.

Meta di questo “viaggetto” è un giro in Friuli vicino a Tarvisio. Andremo in un agriturismo in Valsaisera.

Lungo il tragitto facciamo alcune fermate, dopo quella classica in autogrill per la colazione, facciamo una prima tappa vicino a San Daniele del Friuli in un’azienda vinicola per acquistare del vino da portare a casa.

Qui Max ed io ci “spariamo” due panini con il prosciutto e due calici di bianco ... che meraviglia, a me viaggiare mette sempre fame, chissà com’è?

Poi arriviamo a San Daniele e qui succede di tutto, dopo aver fatto “razzia” di prosciutti e prosciuttini, nello scendere dalla macchina, inciampo nella tracolla della borsa e faccio una rovinosa caduta a terra battendo violentemente il ginocchio. Sorvolo sul male che mi blocca il respiro e mi impedisce di parlare, mentre tutti mi chiedono premurosamente come sto. Qualcuno dice “Ci vorrebbe del ghiaccio ... e in fretta!” Duilio carica in macchina me e Simonetta, è preoccupatissimo e corre a cercare una farmacia. Ci seguono preoccupati anche Claudio e Venny ... e nessuno si accorge di aver dimenticato Max nel prosciuttificio. Noi siamo convinti che sia in macchina con Venny e Claudio, loro che sia in macchina con noi. Quando ce ne rendiamo conto, ci mettiamo a ridere di gusto pensando alla sua faccia! Ovviamente torniamo subito a riprenderlo e ripartiamo per la nostra meta.

Arrivati a Tarvisio, imbocchiamo la Valsaisera, una delle più belle vallate delle Alpi Giulie, dominata dal Gruppo del Montasio, lo scenario è a dir poco suggestivo e ci dobbiamo fermare per ammirare meglio questo luogo di straordinaria bellezza.

Continuiamo ancora per qualche centinaia di metri su strada sterrata, attraversiamo un ponticello di legno su di un torrente in secca e finalmente arriviamo all’Agriturismo Prati-Oitzinger che ci ospiterà nei prossimi giorni.

I proprietari, vecchi amici di Simonetta e Max, ci accolgono con grande familiarità.

Sistemiamo le valigie nelle camere e scendiamo subito per il pranzo.

Dopo gnocchi e spatzli, ci buttiamo su frico e polenta, qualcuno azzarda anche salsiccia e crauti, siamo proprio dei maialini, ma la compagnia è ottima e in questo posto così caldo e accogliente ci troviamo subito bene.


Ci prendiamo una mezzoretta di pausa e andiamo in camera. Io provo a distendere le gambe, mentre Duilio fa un micro pisolino, ma non mi azzardo a togliere gli scarponcini, sono tutta gonfia, livida e dolente ... non vorrei dover uscire in ciabatte! Così faccio finta di niente e mi rimetto in pista, cercando di non pensare al dolore.

Ci spostiamo in Austria, a Villach per fare la spesa in un mega bottegone per Renata, la proprietaria dell’Agri e per divertirtici un po’ tra le enormi scaffalature. In programma c’era anche una visita al centro storico di questo paesino, che ci dicono sia delizioso, ma perdiamo un sacco di tempo per la spesa, così ci dirigiamo verso Kranjska Gora.

Imbocchiamo una strada in salita, piena di tornanti fino a raggiungere il Wurzenpass, che divide l’Austria dalla Slovenia a quasi 1000 metri di altitudine. Vicino al confine, come spesso capita durante i viaggi, troviamo una sorpresa inaspettata dietro l’angolo, anzi, dietro il tornante, spunta, quasi minaccioso, un vecchio carrarmato russo.

Scendiamo subito per ammirarlo da vicino, fa parte di un grande museo della guerra sia al chiuso, che all’aperto. Poi tappa alla Kompass, un free shop dove facciamo scorta di sigarette, liquori e profumi. Infine giungiamo a Kranjska Gora.

Il paese, è piccolino e forse per questo si respira ancora l’atmosfera tipica di un borgo alpino. Siamo nel Parco Nazionale del Triglar e mentre il sole tramonta, possiamo vedere la bellissima cima del Monte Kepa colorarsi di arancione.

Di colpo, assieme al buio, cala anche la temperatura, così, infreddoliti ci fermiamo a bere un tè caldo in un locale, ma quasi completamente al buio se non fosse per una bella stufa in cui scoppiettano alcuni ceppi di legno.

Facciamo due passi in paese, qui ci sono ancora le lucine di Natale e in un piccolo mercatino di prodotti artigianali, tutto illuminato. Ormai siamo quasi completamente congelati ed è arrivato il momento di andare a cena, il freddo fa fame si sa! Raggiungiamo Planica dove c’è un ristorante di tipo familiare, dove troviamo Renata, che si è presa qualche ora di riposo.

Il cibo è ottimo,

l’unico problema sono le porzioni giganti: ma veramente la gente mangia così tanto!

Il mio ginocchio “grida vendetta” e l’unico mio desiderio sarebbe quello di stendermi a letto e cercare di attenuare un po’ il dolore, ma è ancora presto e nessuno vuole andare a casa.

Così viene proposta una puntatina al Casinò, noi non ci siamo mai stati, per cui la curiosità vince sul ginocchio e così torniamo in paese e andiamo all’hotel Korona che ospita un modesto casinò.

Io ho in mente le immagini che si vedono nei film o in TV, mi guardo e penso di non essere vestita adeguatamente, ma quando entriamo, mi ricredo subito: in giro c’è gente come noi, vestita da montagna, qualche signora azzarda un abito da sera stile anni ... passati, ma fortunatamente la maggioranza è in pantaloni e maglione.

Molti sono anziani e siedono davanti a grosse slot-machine , ce ne sono più di 400, hanno lo sguardo fisso e un po’ annoiato.

Mi avvicino e, non capendo nulla dei giochi, vedo solo gesti meccanici e ripetitivi, nessuna emozione apparente. Faccio un giro, camminando sulla spessa moquette rossa, ci sono anche tavoli da Roulette con 3 o 4 persone al massimo ed i tavoli da Blackjack, Baccarà e Pocher sono tristemente vuoti. Sento una musichetta tirolese, oserei dire molesta, cerco la provenienza e trovo un piccolo teatro pieno di gente che balla. Molte donne indossano i costumi tradizionali del luogo e un gruppo musicale austriaco canta e suona allegramente ... Evito i commenti e vado a sedermi all’entrata aspettando gli amici. Qualcuno ha vinto, qualcuno ha perso, ma in misura trascurabile. Ora finalmente siamo pronti per andare a letto.

In camera finalmente mi tolgo gli scarponcini e mi distendo. Duilio va in terrazza ad ammirare un cielo stellato fantastico, come da noi non si può certo vedere a causa dell’inquinamento luminoso. Le stelle sono così tante che non riesce a trattenere la meraviglia. Allora mi alzo e vado a vedere anch’io.

È vero, ci sono un’infinità di stelle e questo mi fa pensare a quanto sia grande l’universo. Qui, in questo luogo così isolato, penso che potrei perdermi nel cielo notturno, sento come una boccata d’aria nuova, una lontananza dagli impegni, dalle scadenze, dalle aspettative, dagli altri ...

Poi mi riprendo, il freddo fa da anestetico, ma il sonno ha il sopravvento, lascio Duilio ad armeggiare con cavalletto e foto e finalmente vado a letto.


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