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  • Immagine del redattoreLannaronca

6. Secondo viaggio in Thailandia: il mare (seconda parte) e rientro a Bologna



Phi Phi Island

Mercoledì 31 gennaio 2018

Ci svegliamo all’alba, anzi è ancora buio e scendiamo nella hall per aspettare il transfert che ci porterà alla Royal Marina, dove ci imbarcheremo. All’arrivo ci offrono la colazione e facciamo la conoscenza di Claudio, la guida che ci accompagnerà durante tutta la giornata per questa escursione. Lui è un ligure ormai trapiantato a Phuket da moltissimi anni, magro e “frizzante”, non smette mai di parlare.

Saliamo, appena sorto il sole, su di un grosso motoscafo, provvisto di 4 motori da 250 cavalli ciascuno, i posti sono comodi e stiamo larghi, in tutto i passeggeri sono 22: 16 italiani e 6 inglesi con la loro guida. Claudio comincia a raccontare cosa vedremo, sciorinando il nome di tutte le isole dell’arcipelago delle Phi Phi Islands, ma va troppo in fretta e in un attimo abbiamo già dimenticato tutto. Durante il viaggio abbiamo a disposizione ogni sorta di bibite, biscottini con la marmellata di ananas e piccole, ma dolcissime banane.

La barca va veloce e noi siamo elettrizzati per l’avventura che ci aspetta. Durante la navigazione chiacchieriamo con gli altri turisti italiani, ci troviamo subito bene e cominciamo a fare foto. Finalmente scendiamo sulla prima grande isola che si chiama Phi Phi Leh e ci dirigiamo ad un punto panoramico rialzato a cui si accede con una scaletta. Attraversiamo una radura circondata da grandissime mangrovie, così alte che quasi non passa il sole. Le loro radici sono fuori dalla terra e a volte sono più alte di noi. Vediamo un meraviglioso scorcio di mare e tante isole, così belle da togliere il respiro. Risaliamo in barca e ci dirigiamo a Maya Bay, una baia stupenda dove è stato girato il film “The beach” con Leonardo di Caprio e troviamo anche il punto del famoso tuffo.

Montagne scoscese coperte di giungla, grandi scogliere a picco che si aprono in due baie favolose, così belle da non sembrare vere! Fortunatamente questa è una riserva naturale dove è stata preservata la bellezza dei luoghi. Arriviamo poi che è ancora presto e non ci sono i barconi che riversano sulla spiaggia vagonate di turisti incivili .... abbiamo ancora in mente l’escursione fatta l’anno scorso a Koh Samui dove si faticava a vedere la sabbia, tanta gente c’era!

Terza tappa Mosquito Island, l’isola delle scimmie, qui c’è la possibilità di fare un’arrampicata di un’ora per vedere la spiaggia delle scimmie. Noi rinunciamo ed aspettiamo gli altri sulla spiaggia facendo qualche bagno.

E poi via, verso un’altra avventura, dopo un quarto d’ora di navigazione, ci distribuiscono maschere e boccagli, gettano l’ancora e ci invitano a tuffarci per fare un po’ di snorkeling. Che bello, non ce lo facciamo dire due volte, scendiamo in un’acqua cristallina, fresca e vellutata come seta. Il fondale è pieno di coralli e tutto intorno a noi nuotano pesciolini colorati, che meraviglia, sembra di essere in un altro pianeta! Tutto quel movimento ci ha messo fame così torniamo sulla barca e ci dirigiamo a Bamboo Island dove scendiamo e sulla spiaggia, all’ombra di grosse mangrovie, ci servono il pranzo, in un attimo montano un lungo tavolo e apparecchiano, mentre noi stendiamo i nostri teli sulla sabbia

Naturalmente il menù è costituito da cibo locale buono e abbondante, tra riso, nuddles spiccano delle uova sode grigliate e insaporite con il tamarindo, veramente inusuali, Dopo aver pranzato ci guardiamo attorno: il paradiso nel paradiso, sabbia bianca e mare cristallino, così trasparente che sembra non ci sia acqua. Quest’isola è una sorpresa e ritrovata un po’ di libertà, non ce lo facciamo dire due volte, ci tuffiamo e cerchiamo di goderci il momento, ci sono pesci ovunque anche quasi a riva, è così bello che non vorremmo andare via. Infatti non controlliamo l’orario e ci vengono a prendere un po’ arrabbiati, tutti i nostri compagni di viaggio sono già sulla barca. Salendo mi guardo indietro e penso che difficilmente dimenticherò questo posto! A bordo troviamo un enorme vassoio di cocomero fresco, giusto giusto quello che ci voleva per stemperare il salato dell’acqua di mare. Ripartiamo a gran velocità e facciamo l’ultima fermata per un’altra mezzoretta di snorkeling in un’altra baia, i pesci sono diversi, ma ugualmente affascinanti, è incredibile come ti vengono vicino ... vorrei scendere verso il fondo per vedere da vicino i coralli, alcuni ragazzi dicono che ci sono le tartarughe, ma io devo rinunciare, forse non ho più il fiato di una volta. Rientrati in hotel ci accorgiamo di essere rossi come due gamberi, cotti dal sole insomma, ci dà fastidio anche la maglietta. Così corriamo a comprarci dell’Aloe Vera che qui costa pochissimo e dicono sia “una mano santa” per le scottature, speriamo. Tutto questo però non ci toglie l’appetito per cui andiamo a mangiare in un altro seafood crostacei alla griglia: gamberoni e cannocchie, così vive che scappano dalla bilancia. Sono enormi, circa 250 g l’una, mentre i gamberoni pesano 500 grammi l’uno, sono polposi e saporiti, una vera prelibatezza. Alle 9 siamo già a letto sognando la prossima escursione.

Giovedì 1 febbraio 2018


Ko Phing Kan i Isola di James Bond

Nuovo giorno e nuova escursione in barca Anche questa mattina partiamo all’alba, meta di oggi il piccolo arcipelago di Phang Nga, un parco nazionale molto tutelato, alla scoperta di tanti aspetti che caratterizzano questo angolo di natura incontaminata.

Visto che ieri ho preso una bella bruciatura, a costo di sembrare ridicola, ho deciso di tenere addosso la maglietta, per evitare altri danni.

Quando arriviamo alla Royal Marina si ripete il solito clichet: colazione, braccialetto identificativo e incontro con la guida. Questa volta viaggeremo con un nutrito gruppo di tedeschi che hanno un accompagnatore allegro e rumoroso che urla in tedesco e ride sguaiatamente. Noi italiani siamo solo 6 e la nostra guida è un piccolo thai che si fa chiamare Bruno. Non più giovane, parla un italiano faticoso, ma quello che ci colpisce è che indossa un equipaggiamento degno di un’escursione in montagna: muta da sub, giacca a vento e berretto. Dice di star male e chiede scusa di continuo.

Saliamo in barca che è più piccola di quella di ieri, ma sempre nuova e pulitissima. Impieghiamo circa 1 ora per raggiungere la prima isola, ma lungo il percorso godiamo della vista di altre isole e isolotti calcarei, molti hanno stalattiti che pendono dalle pareti, ovunque spiaggette incantate, uno scenario che incanta per la sua bellezza.

Ci troviamo nel piccolo arcipelago di Phang Nga, un parco nazionale, molto tutelato. Prima tappa la grotta di Hong, chiamata Mangrovia Cave.

Attracchiamo in una stretta lingua di sabbia e poi, quando scendiamo, muniti di elmetto e torcia, seguendo Bruno ci inoltriamo in una grotta dal basso soffitto, abbiamo l’acqua alle caviglie e lo scenario è bellissimo. Il buio diventa sempre più fitto, camminiamo per circa 50 metri, finché non sbuchiamo nel cuore dell’isola, una piccola radura, cinta da altissime rocce, dove crescono grandi piante di Mangrovie. Questo posto è accessibile ora, perché c’è la bassa marea, ma fra poco tempo, 2 ore al massimo, si riempirà di acqua di mare, diventando un lago salato. Siamo in pochi e l’ambiente è sensazionale, completamente circondati dalla natura, tanto intensa quanto prorompente... ci sentiamo quasi dei privilegiati!

Risaliamo in barca per la prossima tappa Ko Phing Kan, lungo il percorso godiamo della vista di altre isole e isolotti calcarei, molti hanno stalattiti che pendono dalle pareti, ovunque spiaggette incantate, uno scenario che incanta per la sua bellezza. Ancora prima di attraccare vediamo in lontananza il suo caratteristico pinnacolo, lì, al centro della baia, difronte alla famosa spiaggetta, è davvero spettacolare!

Sbarchiamo su questa isola nota come l’Isola di James Bond per via del film che è stato girato in questa baia “Agente 007- L’uomo dalla pistola d’oro”. Essere qua ci fa davvero sentire catapultati in un’avventura, anche perché raggiungiamo questo bellissimo luogo nelle prime ore del giorno, quando il gran numero di turisti ancora non ha raggiunto la località.

Dopo le fotografie di rito, percorriamo un sentiero panoramico che ci porta diretti alla nostra barca. Durante gli spostamenti in barca continuano ad offrirci banane, sono quelle tailandesi, piccole e dolcissime e noi .... ne mangiamo tante! Si riparte da qua per raggiungere un’affascinante villaggio su palafitte, Ban Koh Pan Yee. Qui vive una piccola comunità di musulmani originari dell’Indonesia dedita alla pesca e alla coltivazione delle perle, o forse lo erano, perché l’impressione che sia ha, è che queste occupazioni siano state da tempo accantonate, lasciando spazio alle attività legate al turismo, vendono ricordini e tante perle, che sospettiamo siano dei falsi.

Entriamo a piedi in mezzo alle case di legno, le donne sono quasi tutte velate e mostrano orgogliose i loro negozi a piano terra, mentre al primo piano scorgiamo le loro misere abitazioni. Camminiamo in punta di piedi e abbiamo timore a fotografarle, ricordando le donne di Tangeri che si ritraevano infastidite. Loro però si prestano con dignità, senza abbassare lo sguardo .... L’impressione che ne abbiamo è che però abbiano venduto la loro identità a favore del commercio e questo ci dispiace un po’, anche questa volta abbiamo contribuito

E via di nuovo in barca per raggiungere un’altra bellissima zona abitata da una vasta foresta di mangrovie, questa volta però l’attraverseremo a bordo di un kayak!

Entriamo in una fitta vegetazione e troviamo ad attenderci una decina di canoe da 2 posti, condotte da giovani guide locali, che ci accompagneranno alla scoperta di grotte, mangrovie, e paesaggi mozzafiato.

Saliamo e ci inoltriamo in una foresta sull’acqua, tutto ci appare subito quasi magico, in questo angolo di mondo regna il silenzio più totale, interrotto soltanto dal suono delle pagaie e della fauna, che abita questo luogo incantato e ancora incontaminato.

Ci siamo solo noi della barca e nessuno parla, sopraffatto da ciò che vede, vediamo scimmie e grossi granchi che ci osservano senza paura, il sole attraversa a malapena il fitto fogliame. Naturalmente facciamo mille foto, ma soprattutto cerchiamo di imprimerci negli occhi ogni cosa.

Le canoe costeggiano grandi grotte calcaree entrando fin dove è possibile, spesso poi incontriamo grossi pinnacoli che pendono dai soffitti, quasi fossero piccoli monti alla rovescia. Il giro dura circa 40 minuti, noi vorremmo restare lì, in quella pace, ma è ormai ora di pranzo e il nostro motoscafo ci preleva per portarci a mangiare.

Attracchiamo a Koh Yao Noi, un’isola ricca di piantagioni di cocco e alberi della gomma e poco, poco turismo. A terra percorriamo un breve tratto di strada in un vecchio e arrugginito Song Tail, letteralmente piccolo camion, fino a raggiungere un ristorante, nel cuore della giungla, molto pittoresco, dove mangiamo a buffet, cibo locale gustoso eh, ma così piccante che mi lacrimano gli occhi!

Lungo il tragitto di rientro verso Phuket, facciamo l'ultima sosta: una piccola isola sabbiosa con una meravigliosa laguna al centro quasi incontaminata, dove ci immergiamo per trovare un po’ di refrigerio dal grande caldo e poi rientriamo in hotel: doccia ristoratrice e cena al seafood, ma a letto presto, domani è il giorno della partenza!

Venerdì 2 febbraio e sabato 3 febbraio 2018


Oggi giornata di partenza e come sempre siamo combattuti tra la voglia di restare e quella di tornare per riabbracciare i nostri cari. In mattinata facciamo due passi e gli ultimi acquisti, poi lasciamo le valigie in deposito e andiamo a pranzo, dove gustiamo per l’ultima volta la nostra passione: Fried rice with shrimps, questo riso saltato in padella con i gamberi ... crea dipendenza! Torniamo nella hall e aspettiamo la macchina che ci porterà in aeroporto. Quando arriva però abbiamo un attimo di panico, non troviamo più la borsa foto. Mentre io rovisto nel deposito, Duilio corre in camera per vedere se l’ha dimenticata sul letto e poi la trovo ... è lì, nera, su di una poltrona di pelle nera, così ben mimetizzata che non l’avevamo vista, ci sentiamo molto fortunati! Partiamo e comincia il nostro lungo viaggio di ritorno pieno di intoppi ed imprevisti. All’aeroporto di Phuket il volo per Bangkok arriva con 45 minuti di ritardo e il pranzo in volo è immangiabile tanto è piccante. Arriviamo a Bangkok in un aeroporto minore e cerchiamo un taxi per spostarci in quello principale. Entriamo in un camerone, prendiamo un numero e ci sediamo aspettando il nostro turno: abbiamo più di 100 persone davanti e cominciamo a preoccuparci “Ce la faremo?” pensiamo. Finalmente saliamo sul taxi e cerchiamo di dire al tassista che deve correre altrimenti perdiamo il volo. Fortunatamente lui capisce e imbocca l’autostrada invece della strada normale, ma noi siamo in ansia e le lancette dell’orologio corrono ...

In aeroporto, ci aspetta una fila chilometrica per il check in, ormai sembra troppo tardi, ma ci spostano in uno sportello veloce dove, completiamo le procedure di imbarco e, con i biglietti in mano ... cominciamo a correre, pensando “Sì dai ce la faremo” Appena svoltati in un corridoio secondario ci imbattiamo però in un “muro” di gente e in un’altra coda lunghissima: è il controllo passaporti! Dopo interminabili minuti superiamo anche questo ostacolo e ricominciamo a correre, perché il gate è lontano ed è TARDISSIMO! Per fortuna riusciamo a salire in tempo e uno potrebbe pensare: “Beh i problemi sono finiti” ma no, mentre percorriamo il corridoio dell’aereo ad un certo punto non vedo più Duilio, e poco dopo mi accorgo che è finito lungo disteso per terra, dopo essere inciampato sulla valigia. Immediatamente viene aiutato da due solerti hostess, ma io prendo un bello spavento. Durante tutto il viaggio è accudito, coccolato, medicato dal personale, addirittura, quando si addormenta, passano a spegnergli il monitor e lo vengono a controllare ogni 20 minuti.

Il volo fila liscio e sbarchiamo a Dubai in orario. Spostandoci al suo interno abbiamo l’impressione di puro lusso, gioiellerie, fontane (nel deserto???), ascensori luccicanti che hanno le dimensioni della mia sala e ogni sorta di negozio. Abbiamo una fame incredibile, durante il volo ci hanno servito una colazione formata da frittata con i funghi, fagioli e riso al curry ed io desidero solo un caffè. Neanche a farlo a posta troviamo tutto ciò in un bar, dove finalmente possiamo gustarci un caffè espresso e delle calde brioches salate deliziose al modico prezzo di 20 euro!

Finalmente saliamo sull’ultimo aereo e atterriamo senza altri problemi, in una Bologna grigia e fredda, ha smesso da poco di nevicare ... ci infiliamo maglie e giacconi sopra agli abiti estivi e ci sentiamo tristi e spaesati, nei nostri occhi c’è ancora il sole! Per fortuna troviamo ad attenderci Laura e Daniele, i nostri ragazzi e dopo averli abbracciati il rientro ci sembra meno cupo, perché siamo felici di vederli.

Che vacanza ... sicuramente non ce la scorderemo!

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