MARTEDÌ 16 GIUGNO 2015 – UN DISASTRO DI GIORNATA ... COMINCIAMO BENE!
Siamo pronti per partire già nella prima mattinata, anche se è previsto il decollo per le tre e mezza del pomeriggio! Non stiamo nella pelle per questa nuova avventura itinerante che ci porterà attraverso i luoghi dello sbarco in Normandia e in una Bretagna misteriosa e incantata, tutta da scoprire.
Ripenso al perché abbiamo scelto questa destinazione e al lungo tempo dedicato alla sua programmazione. Abbiamo trascorso l’inverno guardando “Band and Brothers” una serie americana che narra la coinvolgente storia dell'unità di paracadutisti americani "Easy" l'indomani dello sbarco in Normandia e “Pacific” altra serie incentrata sugli avvenimenti della guerra del Pacifico, anziché sullo scenario europeo. E poi, non paghi, abbiamo rivisto “Salvate il soldato Ryan” e “Il giorno più lungo”. Così ci è sembrato quasi naturale scegliere questa destinazione per il viaggio e andare a vedere con i nostri occhi!
Ma torniamo al viaggio. Dopo lunghe code in tangenziale, una megafila al check-in in aeroporto, finalmente riusciamo a salire in aereo e aspettiamo il decollo con ansia …. Ma no, non è proprio la nostra giornata, si rompe la pompa del condizionatore e ci fanno aspettare chiusi dentro per ben due ore, è un caldo che per un attimo mi sembra di svenire, nessuno dà spiegazioni e alla nostra richiesta di un po’ d’acqua il personale di bordo fa “orecchie da mercanti”! Come Dio vuole alle 5 e mezza del pomeriggio partiamo e dopo un volo tranquillo, atterriamo a Bouvet, dove ritiriamo l’auto a noleggio prenotata prima di partire.
L’itinerario prevede di dormire a Louviers, per cui ci mettiamo in marcia e, dopo una breve sosta per cenare, arriviamo all’hotel alle 11 di sera. Troviamo tutto chiuso e dobbiamo aspettare il gestore, il quale non trova la prenotazione .... “ma lassù qualcuno ce l’ha con noi?” Fortunatamente ha ancora una camera libera, per cui ci carichiamo la valigia e saliamo al terzo piano (senza ascensore naturalmente), apriamo la porta e ci troviamo di fronte ad una vera e propria “topaia”. Il letto, una piazza e mezzo con materassino di gomma, è alto 20 cm da terra, è addossato al muro e non ha comodini, la porta del bagno non si chiude e su tutta questa tristezza aleggia una puzza di muffa terribile ed un caldo quasi insopportabile ... non ci voglio credere! Ma siamo molto stanchi per cui andiamo a letto e ci addormentiamo subito!
MERCOLEDÌ 17 GIUGNO 2015 – COMINCIA LA VERA VACANZA
Sveglia prestissimo e dopo una colazione da re con cappuccino, che qui ti servono corredato di panna e scaglie di cioccolato e un burroso croissant, dimentichiamo la camera e saltiamo in macchina pronti per la prima destinazione: Fecamp.
Percorriamo una strada statale e ci godiamo il paesaggio, attraversiamo immensi prati dove pascolano mandrie di buoi e greggi di pecore, campi di grano e minuscoli paesini, pieni di fiori e tutti con l’immancabile chiesa gotica con tanto di campanile e guglia. Una breve sosta a Fecamp, dove purtroppo abbiamo problemi di parcheggio e ci possiamo fermare solo al porto. Peccato, ma dobbiamo rinunciare anche solo ad una breve visita di questa città d’arte e di storia, sarà per una prossima volta!
Così ci rimettiamo in viaggio e percorriamo i pochi chilometri che ci separano da Etretat. La prima impressione è di essere in un paese delle favole, le case a graticcio sono bellissime e suggestive, ma ci sono turisti ovunque e le belle vie sono piene di negozietti di ricordini e ristoranti. Passiamo davanti alla casa di ... Arsenio Lupin? No, la casa dell’autore di Arsenio Lupin, vogliono 15 euro per visitarla, ma ci sembra un gancio per turisti per cui non entriamo. La vera sorpresa però è la spiaggia, una stretta lingua sassosa tra due maestose falesie, da togliere il respiro. Di fronte a noi il canale della Manica, vento, profumo di mare e grandi gabbiani che ci volteggiano sulla testa, sono in Paradiso! Saliamo poi alla Cappella Notre Dame de la Garde che domina le falesie per ammirare il meraviglioso panorama e fare come sempre un sacco di foto. Qui la natura ha dato veramente il meglio di se stessa e la luce ... è quella delle grandi opere di Monet, uno spettacolo veramente superbo!
Deve essere ora di pranzo, la mia pancia protesta ....
Qui in Francia le baguettes sono il pane nazionale e vengono servite ovunque ben farcite su di una base di delizioso burro, per cui ne approfittiamo e mangiamo due baguettes al prosciutto in un bel giardino, tenuti d’occhio da un gabbiano curioso che sembra non avere paura di noi. Infatti lentamente e con noncuranza si avvicina sempre più: per me ha adocchiato i panini, infatti quando ci alziamo dalla panchina, corre letteralmente a mangiare le briciole!
Tappa successiva Le Havre, da cui riceviamo un’impressione tiepida: abbastanza moderna, fu quasi distrutta nel ’46, ha un’enorme e convulso porto e traffico ovunque. Ci fermiamo poco, visitiamo la cattedrale Notre-Dame, percorriamo L’Avenue Foch e passiamo per Place de l'Hotel de Ville, una delle piazze più grandi d’Europa e ripartiamo verso Honfleur. Attraversiamo il famoso Ponte di Normandia, un mostro di cemento e acciaio lungo più di 2000 m, panorama mozzafiato sull’estuario della Senna, ma vietato soffrire di vertigini! Devo dire che è notevole e merita la sua fama.
Continuiamo il viaggio e dopo 25 km arriviamo a Honfleur, delizioso paesino sul mare, è un vero gioiello rimasto quasi immutato nel tempo e che conserva tutto il fascino dei porti di mare. Passeggiamo affascinati per i vicoli stretti che circondano il vecchio porto, ammiriamo le eleganti case in pietra con i tetti di ardesia, le case a graticcio e i vecchi magazzini del sale in pietra del 600, sullo sfondo i velieri ancorati alle banchine che ricordano la secolare tradizione marittima.
Dopo un delizioso gelato al caramello salato, (una vera chicca!), rimontiamo in macchina per percorrere l’ultimo tratto di circa 60 km: la nostra meta è Caen, dove ci fermeremo 3 notti. Ci chiediamo come sarà questo hotel, visto che è anch’esso un due stelle. Sembra decisamente meglio dell’altro, ma la camera si rivela mignon, 3 metri x 3 ... compreso il bagno in camera, una cabina di plastica grande quanto il bagno di un treno o di un aereo! Pazienza, tanto ci servirà solo per dormire, cosa che facciamo subito, vista la notevole stanchezza!
GIOVEDÌ 18 GIUGNO 2015 – I LUOGHI DELLO SBARCO
Ci alziamo presto, oggi sarà una giornata impegnativa, perché percorreremo il tratto di costa dove si è consumata una delle battaglie più cruente della storia, meglio conosciuta come lo sbarco degli americani in Normandia, il famoso D-Day.
Piove e fa freddo, ma noi, ben coperti, partiamo ugualmente con grande entusiasmo.
Prima tappa Saint Mere Eglise, tipico villaggio normanno, a pochi km dalla spiaggia di Utah Bech, è stato il primo comune di Francia ad essere liberato dall'occupazione tedesca dopo lo sbarco alleato, nella notte tra il 5 e il 6 giugno.
Parcheggiamo e andiamo al centro del paese. Nell'ampia piazza si trova la Chiesa di Sainte Mere, famosa per un fatto che accadde durante la notte del 6 giugno 1944: infatti nelle sue guglie rimase impigliato il paracadute di un soldato americano, John Steel, che rimase appeso per diverso tempo prima di essere fatto prigioniero dai tedeschi. Guardo meglio e lo vedo: c'è un paracadutista sospeso con il suo paracadute in cima alla chiesa!
Mi riprendo, ma fa effetto, sembra vero, ma avevo visto giusto, in sua memoria è stato fissato al tetto un manichino con il suo paracadute!
Mi guardo intorno e la prima impressione che ricevo è che qui il tempo si sia fermato al giugno del '44, si respira l'atmosfera di quel famoso giorno e tutto ruota intorno al ricordo della guerra coi tedeschi ed all'epica azione dei paracadutisti che qui sono stati lanciati. Da ogni negozio o bar esce musica dell'epoca e ovunque ci sono statue che riproducono i soldati. Molti vendono reperti bellici e ricordi della guerra.
La pioggia, che fino ad ora ci aveva dato un po’ di tregua ricomincia a scendere, per cui ci rimettiamo in macchina e partiamo per la prossima tappa.
La campagna è avvolta nella nebbia, le case non hanno più i graticci, ma sono di pietra, con il tetto di ardesia, qualcuna ha ancora la paglia. Nonostante il brutto tempo le mandrie sono già al pascolo e il paesaggio è molto suggestivo.
Decidiamo di spingerci più a nord fino a Quineville dove c’è il “Memoriale della libertà ritrovata”: 1000 mq di approfondimenti, testimonianze e documenti dall’esodo del 1940 allo Sbarco. Percorriamo una via interamente ricostruita con botteghe e abitazioni, proprio com’era durante l’occupazione e sbirciamo dentro a case e negozi illuminati, dove ci sono manichini molto realistici. Un vero e proprio tuffo nella storia!
Poi facciamo una passeggiata sulla spiaggia dove vediamo i resti delle batterie tedesche che la mattina del 6 giugno attaccarono le navi degli alleati, e immaginiamo il fragore dei colpi sparati, l’agitazione, la lotta, i morti ........
La pioggia non smette di cadere e l’atmosfera si fa cupa, quasi voglia coincidere con il ricordo degli eventi e sul come ci sentiamo.
Risaliamo in macchina e ci spostiamo a Point du Hoc “la Punta dell’Oca”, una delle roccaforti tedesche, un promontorio con una grandissima falesia, sulla spiaggia di Omaha Beach. Questo luogo è tragicamente diventato un simbolo del coraggio di tanti giovani soldati americani che assaltarono la scogliera, alta 30 metri e lunga quasi sei chilometri, tentando l’impossibile: scalare la roccia e distruggere le linee tedesche asserragliate nei bunker in cima. Guardiamo i crateri ancora esistenti e mai coperti, lasciati dall’esplosione delle bombe, e riviviamo la terribile scena dell’assedio che costò la vita a tantissimi soldati. Il freddo, la pioggia, ma soprattutto il vento non ci danno tregua. Ormai sono le 13 e ci spostiamo nel paese più vicino Vierville sur Mer per pranzare. Troviamo un posticino dove servono scure omelette, che qui si chiamano Gallettes e sono fatte con il grano saraceno e sidro, mangiamo e riusciamo a riscaldarci. Quando usciamo finalmente c’è il sole, e godiamo di una splendida vista sul mare del Canale della Manica, facciamo due passi e ci rendiamo conto che anche qui ci sono tantissime testimonianze della guerra come il monumento ai caduti e sulla spiaggia i resti di un ponte artificiale. E poi via, in macchina per la tappa successiva. Andiamo a Colleville sur Mer dove c’è l’enorme Cimitero militare americano, che si affaccia direttamente su Omaha Beach. È un enorme parco disseminato di prati verdi e costeggia il mare. Ci rendiamo subito conto del forte impatto emotivo che questo luogo esercita su di noi, un luogo che non dimenticheremo facilmente. Qui riposano quasi diecimila soldati americani morti sia durante le operazioni dello Sbarco, sia nei mesi precedenti o successivi. Camminiamo in rigoroso silenzio tra le lunghe fila ordinate di croci bianche e stelle di David e abbiamo la percezione di cosa sia stata questa pagina terribile della Seconda Guerra Mondiale. Sulle piccole e pulitissime croci sono incisi nomi di origine italiana, russa, tedesca, francese, ebraica, oltre a noi ci sono i tanti reduci americani che tornano qui a portare omaggio ai compagni caduti e su tutto un silenzio grave, carico di commozione e rispetto.
Ormai è ora di ripartire per le ultime due destinazioni di oggi, la prima è Arromanches. Questo villaggio è uno dei luoghi simbolo dello sbarco, perché proprio qui è stato costruito il porto artificiale preparato dagli alleati per lo sbarco: un'incredibile sfida tecnica, i cui resti fanno ancora bella mostra di sé lungo la stretta spiaggia. Siamo fortunati perché c'è la bassa marea e ci possiamo avvicinare a quegli enormi cassoni arrugginiti, in confronto a loro ci sentiamo molto piccoli.
Poi saliamo sulla cima della scogliera che domina la baia, dove campeggiano carri armati ed altri resti bellici. Il nostro scopo però è raggiungere una struttura circolare per assistere alla proiezione di un film in 3D, a 360° cioè proiettato su 9 schermi, sui 100 giorni di battaglie, dallo sbarco alla resa delle truppe tedesche. Il film dura 20 minuti, ma è così coinvolgente da lasciarci sbalorditi e commossi.
Facciamo ancora due passi per calmare le emozioni e poi partiamo per Bayeux.
Sono le 18 e 30 e vogliamo assolutamente andare a visitare il famoso arazzo, quello più lungo al mondo (70 m), ma temiamo di non fare a tempo. Fortunatamente riusciamo ad entrare, dopo aver fatto una gran corsa, siamo gli ultimi e dopo di noi chiudono i grossi portoni! L’arazzo medioevale, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco e scampato miracolosamente alle razzie naziste, fu nascosta in uno scantinato del Louvre dove fu riportato alla luce dopo la guerra. Esso racconta la storia della conquista normanna da parte dell’Inghilterra e lo fa con una rappresentazione quasi fumettistica fra dettagli e immagini davvero emozionanti, impieghiamo mezz’ora per vederlo tutto ma ne vale veramente la pena!
Ora ci possiamo rilassare, visitiamo l’immancabile Cattedrale gotica, maestosa e gigantesca, all’esterno guglie e gargouille, dentro vetrate e grandi navate.
Poi passeggiamo per il paesino che è delizioso, ci sono due grandi ruote di un mulino ad acqua e un canale che lo attraversa, case a graticcio e in ogni strada sventolano le bandiere degli alleati che vi sbarcarono. Lungo la via principale cerchiamo un ristorantino e intanto ammiriamo le bellissime insegne dei locali e i romantici abbaini. Troviamo un posto che ci piace e ordiniamo zuppa di cipolle, camembert e cozze alla marinara che qui ti portano assieme alle patatine fritte e che chiamano “mule fritte”. È tutto buonissimo e noi spazzoliamo ogni cosa con gran gusto!
Ormai sono le nove di sera ma c’è ancora il sole, rientriamo in hotel e crolliamo a letto semidistrutti, è stata una giornata emozionante ma così lunga che non finiva più!!!
VENERDÌ 19 GIUGNO 2015
Ultima giornata a Caen. Partiamo presto, come nostra abitudine e ci dirigiamo verso Coutances per vedere l’incredibile cattedrale, che neanche a dirsi si chiama Notre Dame, vero gioiello dell’arte gotica normanna. È maestosa e all’altezza delle nostre aspettative, ma il paese non ha molto da offrire per cui ci spostiamo a Granville, famosa località turistica costruita su di un promontorio. Passeggiamo lungo le mura fino ad arrivare alla punta estrema dove si possono ammirare entrambi i litorali bagnati dal mare. Il tempo è buono e l’aria tersa, i nostri occhi si spingono fino alle coste bretoni, che spettacolo! Ritorniamo nella città bassa dove pranziamo all’aperto in pieno sole, con le prime ostriche della vacanza, carnose e saporite ci vengono servite rigorosamente crude, una gioia per il nostro palato!
Ci resta ancora un sacco di tempo per cui aggiungiamo all’itinerario la visita all’Abbazia di Hambye e la scelta si rivela vincente! Questa bellissima abbazia benedettina del XII secolo, è immersa nel verde e nella tranquillità. Della costruzione originale rimangono pochi edifici completi e molte rovine perché, caduta in decadenza, fu utilizzata come cava di pietra fino alla fine del 700, quando fu acquistata da un privato e parzialmente restaurata. La sua maestosità e sobrietà però ci colpiscono molto, camminando lungo la navata a cielo aperto immaginiamo quanto fosse stata magnifica in origine. Fortunatamente non è un luogo inserito in grandi itinerari turistici per cui c’è poca gente e noi passeggiamo assaporando un meraviglioso clima di calma e serenità.
Rientriamo in hotel e riusciamo perfino a riposarci prima di andare a fare due passi per Caen, dove vediamo il castello e qualche chiesa gotica. Poi andiamo a cena in un ristorantino modesto, tirato su alla belle e meglio sulla strada, con pareti di plastica e camerieri giovanissimi, ma il cibo è fantastico, gustiamo maiale al camembert e carne ai ferri con una bottiglia di Bordeaux ancora giovane, ma molto gustoso.
Adesso sentiamo la stanchezza e siamo pronti per andare a dormire. Domani ci aspetta una tappa di trasferimento e dovremo alzarci presto.